Uma flor que alegra o Céu (Un fiore che rallegra il Cielo)





Renatinha è la nostra seconda figlia, con Erika e André: tre doni di Dio nella nostra vita. Il 15 gennaio 2007 Renatinha è partita per il Cielo, aveva solo 17 anni e 6 mesi. Da quel giorno fino ad oggi siamo abbiamo dovuto imparare a vivere nuovamente di fronte ad una realtà veramente dura e crudele.

La nostra famiglia è sempre stata molto unita. Improvvisamente, la nostra vita è cambiata.

Nel maggio 2005 siamo rimasti sorpresi nell’apprendere che Renata aveva una grave malattia: il “Linfoma di Hodgkin”, un cancro che si origina nei gangli del sistema linfatico. Il nostro mondo è crollato. Pur sapendo che poteva capitare a chiunque di noi, non ci aspettavamo che potesse capitare a noi. Abbiamo pianto come non mai. È stata l’unica volta che ho visto Renata piangere. Penso proprio che in quel giorno lei sia stata toccata da Dio ed abbia ricevuto dalle sue mani la grazia e la forza necessarie ad affrontare ciò che l’attendeva. Era il 25 maggio, vespro della Solenità del Corpus Domini di Nostro Signore. Con gli occhi della fede, abbiamo capito che Gesù, con il suo Corpo e il suo Sangue, ci voleva rafforzare e dire affettuosamente che era lì con noi, che non ci abbandonava, che potevamo affidarci a lui.

Furono quasi due anni di lotta, ma anche di presenza di Dio. Piano piano ci abituammo ai viaggi in ospedale. Era la Renatinha che ci confortava con il suo sorriso celestiale, una forza incredibilmente contagiosa. La nostra casa era sempre piena, eravamo circondati da amici, tutti volevano dimostrare la loro solidarietà. Nessuno può percorrere il cammino della fede da solo. Siamo una grande famiglia, la famiglia di Gesu Cristo.

La fiducia in Dio che aveva Renata non era di questo mondo. Una ragazza di 15 anni che affrontava con coraggio la malattia e ne traeva lezioni di vita, è solo per chi ha una fede matura. Anche durante le cure lei continuava a darci coraggio con la sua speranza e fiducia.

Il 15 gennaio 2007 Dio è venuto prendere Renatinha. Era già pronta, anzi, era nata pronta, chi aveva bisogno di tempo per prepararsi eravamo noi. Dopo quel giorno, la nostra famiglia ha dovuto imparare di nuovo a vivere. Abbiamo capito un po’ di quello che ha detto Santa Teresina: “Il buon Dio vuole che io mi abbandoni come una bambina spensierata”. Lei non ci ha lasciato, soltanto ci ha preceduti in Cielo ed oggi vive di un’altra forma, trasformata in una vita che desideriamo tanto raggiungere: la VITA ETERNA. Sappiamo che lei cammina con noi e intercede per noi, come fanno i Santi di Dio.

Non è stato facile e ancora non lo è, però sappiamo che la nostra Patria non è qui. Un giorno anche noi partiremo e, se lo meriteremo, ci incontreremo alla presenza di Dio. Una delle cose che ci mantiene in piedi è questa certezza di incontrarci nuovamente in Cielo, ma prima abbiamo bisogno di compiere la nostra missione con dignità di “figli di Dio”.

I nostri due figli che restano, Erika e André, hanno bisogno della nostra presenza ogni giorno. La loro storia è ancora in atto, noi siamo parte di questa storia e responsabili di quelle vite. La mia famiglia ancora piange l’assenza della “Rê”, però sono lacrime di nostalgia, non di disperazione.

È nato nel cuore il desiderio di unirci ad altre famiglie che hanno vissuto lo stesso dolore e dar loro consolazione, giacché Dio, fin dall’inizio, ci consola. Abbiamo imparato che l’amore esiste per essere condiviso, non custodito, nascosto dentro il cuore.

Abbiamo dato vita ad un Gruppo di riflessione “Filhos no Céu”, nella Diocesi di São José dos Campos, in Brasile, ispirato agli incontri che avvengono in Italia attraverso “Figli in Cielo”, con l’aiuto di P. Rogério Augusto, che fin dall’inizio è stato accanto a noi e gentilmente si è messo alla ricerca delle informazioni necessarie. Così, abbiamo potuto manifestare al nostro Vescovo questo desiderio, e, dopo la sua approvazione, abbiamo iniziato gli incontri, il 19 settembre 2009.

Durante gli incontri, la condivisione delle diverse esperienze ci rasserena il cuore. Molte mamme arrivano prostrate dal dolore, ma, piano piano, trovano consolazione. La pace riempie i nostri cuori, che nuovamente si aprono all’Amore di Dio. Non c’è altra via. Se ne percorriamo un’altra, oppure se la percorriamo da soli, corriamo il rischio di vivere nella disperazione e nell’angoscia e di vivere sentimenti che non provengono dal cuore di Dio. Incontrarci è stato un dono di Dio per noi, ci sentiamo già come una grande famiglia, la “famiglia dei figli che sono in Cielo”. Lodiamo Dio per la comunione che esiste tra di noi “famiglie” e i “Figli in Cielo”, non solo nella nostra Diocesi, ma in tutte le altre sparse nel mondo. Sia Lodato Gesù Cristo!

Regina e Rodolfo Araújo