Se la morte è per suicidio

I familiari di un figlio suicidato, non solo devono affrontare i momenti dolorosi che in genere seguono la morte di un figlio per malattia o per incidente, ma anche problematiche specifiche:
– ci si sente falliti come genitori per non aver saputo educare alla vita, alla gioia di vivere;
– ci si rimprovera di non aver capito il suo mondo, i suoi bisogni, le sue ansie e di non averlo aiutato abbastanza ad affrontare le difficoltà;
– si ha l’impressione di non averlo amato abbastanza;
– ci si rimprovera di non aver colto determinati segnali di disagio;
– ci si sente responsabili del tragico gesto e di non averlo saputo evitare, anche se è molto difficile comprendere uno stato così complesso – che spesso viene mascherato e sfugge anche agli addetti ai lavori;
– c’è tanta rabbia contro chi si ritiene colpevole dell’accaduto, o verso se stessi, se ci si colpevolizza, o verso il figlio: ;
– i parenti, gli amici, ma soprattutto i genitori sono assaliti da infiniti interrogativi, sensi di colpa, da un profondo stato di frustrazione e di inadeguatezza che si ripercuote anche nelle altre relazioni, soprattutto con altri figli;
– ci si vergogna di quanto è successo e si teme il giudizio degli altri. Si ha la tendenza ad isolarsi oppure si avverte un senso di abbandono perché gli altri spesso si allontanano;
– si hanno incubi frequenti e ci si sente perseguitati dalla scena della morte, anche quando non la si è vista realmente;
– vedere il corpo di chi si è suicidato è un trauma durissimo, ancor più se lo si è trovato per primi, un tormento che difficilmente si riuscirà a superare;
– è facile che il suicidio scateni accuse reciproche in famiglia, soprattutto nella relazione di coppia;
– anche se è avvenuto dopo una circostanza particolare o ci sono lettere d’addio, messaggi che cercano in qualche modo di giustificarlo, il suicidio non ha mai una causa unica, è estremamente complesso e difficile da comprendere.

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